Vacanze in quarantena. L’impennata dei casi nelle scuole e le difficoltà a tenere il passo con tamponi e “contact tracing” - La Stampa

2021-12-27 11:03:37 By : Ms. Tracy Zhang

La voce de La Stampa

Attualmente sono 121 le classi a casa e trentadue i focolai in tutta la provincia di Cuneo

«Non fanno più i tamponi nelle classi e i test rapidi non valgono. Adesso, se c’è un bambino contagiato, tutti vengono messi di default in quarantena per 14 giorni. Senza sapere se uno studente è positivo o negativo. Per scoprirlo, sono i genitori a doversi muovere, con una forma di tracciamento personale. E che succede ora? Dopo due anni di didattica a distanza, solitudine e fatica, ecco che i nostri figli sono costretti a trascorrere le prossime vacanze chiusi in casa. Senza Natale e Capodanno, che attendevano come una boccata di ossigeno». La mamma di Cuneo, che ieri si è rivolta a La Stampa, è la voce di altre famiglie. Alle prese con l’impennata dei casi Covid nelle scuole in provincia. E le difficoltà a tenere il passo con tamponi e «contact tracing».

Parlano da soli i numeri del monitoraggio settimanale a cura della Regione, che dal 6 al 12 dicembre registra nella Granda (seconda soltanto a Torino) 32 focolai, di cui 3 nelle Materne, 19 alle Elementari, 9 alle Medie e 1 alle Superiori. In parallelo, 121 classi in quarantena: 1 al Nido, 17 in Materne, 48 alle Elementari, 30 alle Medie e 25 alle Superiori.

Quella mamma osserva ancora: «Nella comunicazione che abbiamo ricevuto con l’informazione sulla quarantena, non c’è un’indicazione su hub ai quali rivolgersi per i tamponi, che faremmo subito, né una richiesta di farli. I nostri ragazzi sono esausti di blocchi e dad, costretti a vivere in una dimensione per loro difficile da tollerare. Comprendiamo che sia un’azione di tutela, ma la quarantena, ora, no. Perché si vedono il Natale evaporare. E psicologicamente non sono più in grado di farcela».

Le valutazioni epidemiologiche sono una delle competenze in capo al Sisp, il Servizio di Igiene e salute pubblica delle Asl. Dove c’è chi, dai primi sentori sul coronavirus, è al lavoro sulla mappatura dei contagi. Domenico Montù guida il Sisp dell’Asl Cn1 e coordina tutti quelli del Piemonte: «Dobbiamo valutare progressivamente i provvedimenti da adottare in base all’evoluzione epidemiologica della malattia. Un mese fa c’erano 20 casi al giorno, ora più di duecento. Una crescita esponenziale nell’ultima settimana. La diffusione rapida ed estesa del contagio inevitabilmente impone misure che richiedono una maggiore tutela della salute pubblica. E allo stesso tempo rendono inapplicabili determinati provvedimenti adottati prima». Sottolinea: «Il testing è un’azione che si mette in moto nel momento in cui i casi sono pochi e consentono l’esecuzione di una serie di tamponi a cadenza molto ravvicinata, per tutta la classe. Per vedere se è possibile mantenere la didattica in presenza e non ci sono altri soggetti positivi nel gruppo. Quando, invece, il numero di casi e classi è così elevato, è letteralmente impossibile fare testing». Anche perché, aggiunge l’esperto, sarebbe quasi inutile: «Probabile che in quelle classi ci siano altri contagiati, magari asintomatici. I quali, mentre si attende l’esito dei tamponi a tappeto, da ignari possono moltiplicare la malattia, anche frequentando le normali attività extrascolastiche. Ecco, dunque, perché diventa doloroso, ma più sicuro adottare la quarantena per tutti».