Prato: le cure autunnali - Cose di Casa

2022-10-01 14:56:59 By : Mr. Tengyue Tao

Da metà settembre, il prato ha ripreso a crescere velocemente. È il momento di sostenerlo con una manutenzione mirata che prevede concimazioni specifiche, tagli, miglioramento del drenaggio, controllo degli animali e delle malattie fungine più diffuse in autunno.

Da metà/fine settembre al Nord e due-tre settimane dopo al Centro-Sud, il prato mostrare una netta ripresa vegetativa, caratterizzata dalla formazione di numerose nuove foglie, robuste e di colore verde intenso, che rendono la superficie inerbita più vigorosa rispetto ai mesi estivi. Questo risveglio autunnale, favorito dall’abbassamento delle temperature e da piogge, rappresenta un momento delicato per il tappeto erboso: in tale fase si devono effettuare i lavori che permettono una pronta ricrescita del prato e, al tempo stesso, ne rinforzino lo stato di salute, proteggendolo anche da attacchi di funghi e da parassiti animali che si sviluppano in questo periodo. A volte, invece, si deve porre rimedio a danni ed errori di gestione che si sono verificati nel periodo estivo, mediante lavori di tipo straordinario (tra cui risemine, posa di tappeto a rotoli, rigenerazione). Tutti questi lavori, se effettuati adesso, garantiscono un ottimo e duraturo risultato. Occorre però riconoscere con precisione i sintomi delle problematicità emerse nel corso dell’estate e non ancora risolte, oppure comparse proprio recentemente, evitando errate valutazioni che possono indurre a fare interventi non risolutivi, o, peggio ancora, deleteri.

Durante il periodo estivo le concimazioni vengono generalmente sospese. All’arrivo delle prime piogge autunnali e in concomitanza con l’abbassamento delle temperature, si devono riprendere velocemente gli interventi di fertilizzazione, soprattutto in quei tappeti erbosi che manifestano sintomi di carenza nutritiva, ovvero ingiallimenti diffusi, diradamenti, steli d’erba deboli e poco intensamente colorati o fragilità delle foglie. Per evitare errori, si suggerisce di seguire il seguente schema di fertilizzazione autunnale, suddiviso in tre momenti precisi, tra metà settembre e la fine di ottobre. 1. Indicativamente nelle prime due decadi di settembre al Nord (dopo due-tre settimane al Sud) va effettuata una concimazione con un prodotto solido in granuli, specifico per tappeti erbosi, con un buon tenore in azoto, elemento fondamentale per “risvegliare” e stimolare l’attività vegetativa, in dosi di 25-30 grammi per metro quadrato. 2. All’incirca tre settimane dopo la prima concimazione, è opportuno distribuire un fertilizzante contenente anche buone percentuali di fosforo e potassio, elementi che irrobustiscono radici e foglie e permettono l’accumulo di importanti riserve energetiche, utili per affrontare al meglio il periodo di riposo invernale. 3. Nei tappeti erbosi particolarmente deperiti potrebbe essere richiesta una terza concimazione (uguale alla seconda), da effettuarsi comunque entro la fine del mese di ottobre, al Nord. I fertilizzanti vanno distribuiti in modo uniforme, evitando che certe zone ne abbiano troppo e altre ne risultino sprovviste. È opportuno concimare sempre dopo un taglio e irrigare abbondantemente subito dopo la distribuzione del fertilizzante, per farlo sciogliere e ben penetrare nel terreno.

A inizio autunno possono permanere zone inerbite ingiallite o disseccate per scarsa irrigazione estiva. Le zone non completamente danneggiate possono essere recuperate con frequenti e abbondanti irrigazioni: a tal fine è consigliabile far scorrere l’acqua sul terreno con la canna e non limitarsi a quella distribuita tramite l’impianto irriguo. Nelle zone rovinate dalla siccità si devono sospendere sia i tagli (in attesa di un vigoroso e stabile ricaccio), sia le concimazioni, che danneggerebbero i germogli in fase di ripresa.

Se, fino ad adesso, i tagli sono stati poco frequenti (anche per i tappeti erbosi regolarmente irrigati), a partire da metà settembre circa devono riprendere con cadenza regolare, anche uno ogni 10-12 giorni, per procedere sino indicativamente a fine ottobre. In epoca autunnale l’altezza di taglio del rasaerba può essere abbassata sino a 2,5 – 3 centimetri (contro i 3 – 3,5 cm del periodo estivo).

L’autunno è l’epoca più adatta per la semina di nuovi tappeti erbosi, quindi anche per la risemina di porzioni diradate o morte nel corso dell’anno. Si deve intervenire sempre dopo un taglio nel modo seguente: incidere il terreno con rastrello a denti larghi per alcuni centimetri di profondità; distribuire seme da miscugli ad alta percentuale di loietto (Lolium perenne), specie che germina velocemente anche con basse temperature, in dosi di circa 30-40 grammi per metro quadrato di superficie. Poi ricoprire le zone seminate con terriccio fine, misto a sabbia; rullare e irrigare regolarmente per favorire la veloce germinazione dei semi. Zone molto lesionate di tappeto erboso possono essere rizollate con rotoli di tappeto erboso, che trovano in autunno le condizioni migliori per una veloce radicazione. Numerosi i vantaggi: rapidità di copertura del terreno; presenza solo delle varietà prescelte; possibilità di usare il prato in tempi molto brevi.

In tappeti erbosi poco sottoposti a interventi manutentivi di rigenerazione, spesso si forma il feltro: si tratta dell’ammasso e del compattamento al suolo di detriti di vecchi tagli e residui rinsecchiti di origine vegetale. La presenza di feltro danneggia il tappeto erboso, in quanto riduce gli scambi gassosi tra aria e suolo, rallenta la percolazione di acqua nel terreno e ostacola l’ingresso dei fertilizzanti nel substrato. Se non si interviene alla sua rimozione, il prato deperisce più o meno rapidamente. L’inizio dell’autunno è il periodo ottimale per procedere, utilizzando strumenti di piccola dimensione, azionabili a spinta o con motore, in grado di incidere, tagliare o bucare il terreno, anche a modeste profondità. Oltre a rimuovere lo strato di feltro, questa operazione consente di ottenere una vera e propria “rigenerazione” del prato, che prevede anche l’arieggiamento degli strati superficiali del suolo. Dopo l’eliminazione del feltro, procedere alla risemina del prato e alla sua concimazione.

Questa operazione è utile in presenza di porzioni di prato sollevate per l’azione prolungata del caldo estivo o delle prime abbondanti piogge autunnali. Serve per riaccostare tra loro le zolle di prato e rendere ben aderente il cotico erboso al terreno sottostante. Si esegue con un rullo liscio, quando il terreno non è troppo bagnato e dopo che l’erba è stata tagliata.

Nelle zone dove ristagna l’acqua, a seguito delle prime piogge autunnali, può risultare utile apportare sabbia di fiume (sabbia silicea), in modo da facilitare il drenaggio dell’acqua in profondità. La sabbia protegge inoltre i germogli più giovani (quali per esempio quelli dei prati da poco seminati) nei confronti dei primi freddi autunnali. La sabbia va distribuita uniformemente con il badile, dopo che il terreno si è asciugato, facendo in modo che l’erba risulti visibile e non sia completamente coperta dai piccoli cumuli di sabbia. Poi va rastrellata con cautela, per meglio stenderla, facendo attenzione a non danneggiare i colletti dei cespi più teneri.

Nelle zone dove persistono ristagni idrici si può intervenire con lavori di drenaggio, che prevedono la posa a profondità variabile nel terreno, di idonei tubi plastici forati, aventi lo scopo di raccogliere l’acqua e convogliarla verso punti di raccolta. È un intervento straordinario, la cui efficacia dipende dalla professionalità dell’operatore.

Con la riduzione delle ore di sole e di luce e con l’aumento delle piogge, le zone più ombreggiate e quelle dove il terreno è più pesante, tendono ad accentuare la formazione di muschio, che, invece, nel periodo estivo risulta essere meno presente e invadente. Prima di procedere con interventi mirati, è bene individuare le cause che hanno determinato la formazione del muschio: luogo troppo ombreggiato, terreno argilloso e poco drenante, prato troppo vecchio o eccesso di irrigazione. La rimozione o il contenimento delle cause è il primo passo per cercare di affrontare in modo razionale il problema ”muschio”, che può essere controllato direttamente dalla distribuzione di prodotti antimuschio ad alto contenuto di ferro, una volta ogni 15 giorni e sino all’arrivo delle prime brine. Qualche giorno dopo l’intervento il muschio dissecca e deve essere asportato con un rastrello.

La talpa si nutre di larve di insetti (anche quelle dannose per le colture), lumache, lombrichi e piccoli molluschi presenti nel terreno. Preferisce i suoli fertili e mediamente pesanti, posti in luoghi semiombreggiati e umidi, nei quali trova fonte alimentare. In autunno, l’attività di scavo è più superficiale, quindi sono più evidenti i cumuli di terra che, oltre a ridurre il pregio estetico dei tappeti erbosi, ostacolano alcune operazioni colturali, per esempio lo sfalcio dell’erba. Non esiste però un metodo veramente efficace per contrastare le talpe. Per allontanarle in modo incruento si può ricorrere alla coltivazione, ai bordi del tappeto erboso, della catapuzia (Euphorbia lathyris), pianta erbacea e cespugliosa, alta sino a circa due metri, con foglie lanceolate di colore verde-grigio-azzurro. La sua azione è dovuta al lattice biancastro, caustico e velenoso in essa contenuto, in grado di allontanare le talpe. Un altro metodo di lotta prevede il grande impiego di acqua, da introdurre nelle gallerie, al fine di costringere la talpa ad abbandonare quel territorio di scavo, dirigendosi verso altri terreni, dove i danni risultano trascurabili. Discreti risultati si hanno con gli apparecchi scaccia talpe a ultrasuoni, funzionanti a batteria e formati da un asta metallica che si infigge nel terreno nella zona infestata dalle talpe. In ogni caso i cumuli di terra devono essere velocemente appianati per evitare che i monticelli di terra fresca diventino zona di insediamento per le infestanti.

In autunno si possono manifestare danni rilevanti agli apparati radicali del tappeto erboso a seguito dell’azione di alcune larve di insetti terricoli (nottue, tipule e maggiolini). I più gravi appaiono essere quelli arrecati dall’azione dei maggiolini. Questi ospiti indesiderati si nutrono voracemente a spese degli apparati radicali del tappeto erboso, che appare deperito, ingiallito e sollevato. La lotta è molto difficile anche perché generalmente ci si accorge della presenza del parassita quando ormai i danni sono estesi e spesso non più recuperabili. Il tappeto erboso rovinato va ripristinato con risemina, o sostituito con prato a rotoli, avendo cura di distribuire nel terreno specifici geodisinfestanti in granuli, in grado di contrastare eventuali altre larve presenti.

Le prime malattie fungine autunnali si sviluppano quando le temperature dell’aria sono ancora alte e il terreno è costantemente umido. Altre condizioni ideali sono: la riduzione delle ore di luce, lo scarso ricircolo di aria, la permanenza di foglie secche sul terreno, la presenza di muschio e di feltro, l’eccessiva altezza dell’erba. Vediamo quali sono le più comuni e come contrastarle.

Sugli apici delle foglie si ha la formazione di macchie filiformi di colore giallo-rosato che velocemente tendono al rosso; sul prato si notano chiazze di forma irregolare, di varie dimensioni che, nell’insieme, appaiono di colore rosato. Si manifesta soprattutto in prati trascurati e poco concimati con azoto e si accentua in periodi piovosi (l’acqua tende a dilavare le riserve nutritive azotate del terreno).

Cura: fertilizzare regolarmente nel corso dell’anno, anticipando la prima concimazione autunnale ai primi di settembre in tappeti erbosi che regolarmente manifestano tale sintomatologia, riscontrabile peraltro anche in periodo primaverile; ridurre le irrigazioni. Non serve distribuire prodotti fitosanitari.

Questa malattia fungina si manifesta generalmente nella seconda parte dell’autunno, in concomitanza di alta umidità dell’aria, con temperature massime non superiori ai 15-18 °C, spesso in terreni eccessivamente concimati con fertilizzanti azotati. Sul tappeto erboso si evidenziano chiazze circolari (diametro iniziale 6-8 cm), spesso assai numerose, di colore bianco-rosato (foto 2), coperte da muffa simile a cotone, localizzate prevalentemente nelle zone più in ombra e umide del prato. Successivamente, se non trattate con fungicidi, le macchie si allargano (sino a diametro massimo di 25-30 cm) e diventano bruno-grigiastre.

Cura: diversamente dal fungo del filo rosso, questo patogeno può compromettere seriamente la stato di salute del prato. In questi casi è richiesto un controllo tempestivo, mediante fungicidi specifici, acquistabili ed utilizzabili solo da chi è dotato di regolare autorizzazione (patentino per prodotti fitosanitari). A livello preventivo è indispensabile procedere a concimazioni autunnali bilanciate, con prodotti ben dotati in fosforo e potassio, in grado di irrobustire la struttura dell’erba.